20.5.09

RIFLESSIONI

PERCHE’ SEI STATO CREATO?

La domanda più importante che tu possa fare a te stesso è: "Perché sono stato creato?". Sappi, dunque, che Dio ha creato ogni cosa con un preciso proposito. Ogni pianta ha un proposito ed ogni animale ha un proposito, ed il fatto che tu sia vivo sta a significare che Dio ha un proposito per la tua vita "...poiché in lui sono state create tutte le cose, quelle nei cieli e quelle sulla terra, quelle visibili e quelle invisibili; tutte le cose sono state create per mezzo di lui e in vista di lui". (Colossesi 1:16)

La Bibbia ci insegna che Dio ha avuto cinque motivi per creare te. Gesù stesso li spiega in due passi del Nuovo Testamento che molti conoscono come il Grande Comandamento (Matteo 22:37-39) e il Grande Mandato (Matteo 28:19-20). Sono stati spiegati anche da San Paolo nella lettera agli Efesini al capitolo 4. Analizziamo insieme questi cinque motivi, che devono essere i tuoi cinque propositi.


1. Sei stato progettato per piacere a Dio

La prima ragione per cui sei stato creato ed il primo proposito della tua vita è questo: tu sei stato progettato per essere gradito a Dio. Dio ti ha creato per potersi compiacere di te. In Apocalisse 4:11 si legge: "Tu hai creato tutte le cose, per la tua volontà furono create e per il tuo volere sussistono". Ti compiaci quando guardi i tuoi figli? Lo sai che Dio si compiace nel vedere che TU sei TU? Egli ti guarda e dice: "Questo è il mio amato figlio!" oppure "Questa è la mia amata figlia!".

Ora voglio che tu comprenda almeno questo: tu sei stato come il "bersaglio" dell’amore di Dio. La Bibbia dice: "Dio è amore". Non dice "ha amore". ma dice "è amore".

Il titolo più adatto da dare alla vita cristiana è "Storia d’amore". Dio vuole che tu lo conosca e che lo ami; ogni altra cosa è secondaria a questa. Ciò significa che la cosa più importante nella tua vita è conoscere Dio e amarlo, e la seconda è quella d’imparare a fare le cose che gli dimostrano amore. Matteo 22:37-39 (Il Grande Comandamento) dice: "Ama il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente. Ed ama il prossimo tuo come te stesso".

Ad alcuni manca la cosa più importante della loro vita: conoscere Dio. C’è una parola per l’atto di esprimere amore verso Dio: ADORAZIONE. Adorare significa anche “vivere come piace a Dio”. La tua vita intera deve essere una vita di adorazione. Il tuo primo proposito, dunque, è quello di adorare Dio.


2. Sei stato formato per la famiglia di Dio

Così come l’adorazione dà gioia a Dio perché Egli desidera che noi lo amiamo, la comunione fraterna con altri credenti dà piacere a Dio perché siamo stati formati per essere parte della sua famiglia. Leggi in Efesini 1:5: "Ci ha predestinati nel suo amore ad essere suoi figli adottivi per mezzo di Gesù Cristo, secondo il beneplacito del suo volere...".

Quale è, dunque, il secondo motivo per cui Dio ti ha creato? Lo ha fatto perché Egli desidera una famiglia, quella destinata a sopravvivere alla tua famiglia terrena, essendo proiettata verso l’eternità. Una delle idee più sbagliate circa la vita cristiana è che si tratti solamente di credere; ma Dio dice che tu non sei solo "credente", ma sei "appartenente". Significa che tu appartieni alla famiglia di Dio.

Lo sapevi che nel Nuovo Testamento la frase "l’un l’altro" è usata cinquantotto volte? “Amatevi gli uni gli altri”, “abbiate cura gli uni degli altri”, “pregate gli uni per gli altri”, “esortatevi gli uni gli altri”, “salutatevi gli uni gli altri”, e così via. Dio vuole che tu abbia cura degli altri. Questo si chiama avere comunione fraterna, ed è il secondo proposito della tua vita.


3. Sei stato creato per essere simile a Cristo

Ecco la terza ragione per cui Dio ti ha creato: tu sei stato creato per diventare simile a Cristo, e questo si chiama essere discepolo. Dio ti vuole trasformare a somiglianza di suo Figlio.

Tu non porterai la tua carriera nell’eternità, ma porterai il tuo carattere, il tuo modo di essere. Dio è di gran lunga più interessato a ciò che sei che a ciò che fai. A Lui interessa più il tuo essere che il tuo agire. Molte persone si chiedono: "Qual è il volere di Dio nella mia vita circa il lavoro?". Vuoi sapere una cosa? Potresti avere trenta differenti attività lavorative e Dio probabilmente direbbe che vanno bene tutte quante. Ma Lui è più interessato al tuo carattere e ti ripeto il perché: tu non porterai la tua carriera nell’eternità, ma il tuo carattere. Per cui l’obiettivo di Dio qui sulla terra è rivolto di più verso ciò che sei piuttosto che verso ciò che fai, perché è ciò che sei che porterai nei Cieli.

Spesso ti chiedi: "Perché mi sta accadendo questo? Perché c’è questo problema nella mia vita?". Se sei un credente, la risposta è sempre la stessa: per diventare simile a Gesù. Se Dio Padre vuole renderti simile a Gesù Cristo, allora Egli ti sottoporrà a tutto ciò che anche Gesù ha provato.

·Ci sono stati momenti in cui Gesù è stato solo? Sì.

·Momenti in cui Gesù è stato tentato? Sì.

·Momenti in cui Gesù è stato frainteso? Sì.

·O criticato? Sì.

·O in cui ha avuto fame e sete? Sì.

·O in cui le situazioni non gli hanno reso la vita facile? Assolutamente sì.

Perché pensi che Dio ti dovrebbe risparmiare queste cose? La Bibbia dice che Gesù imparò l’obbedienza attraverso la sofferenza. Dice anche che Egli fu reso perfetto e maturo attraverso l’afflizione. Perché mai pensi che dovrebbe essere diverso per te? Perché Dio ti dovrebbe risparmiare qualcosa che non ha risparmiato neppure al suo Figlio? Se Egli ti sta rendendo simile a Cristo, ti condurrà attraverso tutto quello che anche Gesù ha affrontato. Se vuole insegnarti il vero amore, ti metterà forse in mezzo ad un gruppo di persone amabili come te? No! Se ti vuole insegnare il vero amore, ti metterà attorno persone che ne siano prive. E’ facile amare persone che ti rassomigliano, perché tu piaci tanto a te stesso.

Come ti insegna Dio la pace? Mentre siedi a casa dove tutto è perfetto, i bimbi sono quieti e stai guadagnando un sacco di soldi? No, Egli ti mette in un ingorgo stradale. La pace si apprende nel caos, durante una crisi.

Che ne pensi della pazienza? Dio ti mette in fila. Sei mai stato in un ufficio pubblico, tipo la Posta o la Banca? Questo è il modo in cui Dio ti insegna ad avere pazienza. Non esiste alcun problema che non possa farti crescere se imparerai a rispondere nel modo giusto. Questo è il terzo proposito della tua vita: diventare come Gesù.


4. Sei stato modellato per il ministero

Il quarto motivo per cui Dio ti ha creato è questo: sei stato plasmato affinché tu possa servirlo; questo si chiama ministero. In Efesini 2:10 la Bibbia dice: "Siamo opera sua, essendo stati creati in Cristo Gesù per fare le opere buone, che Dio ha precedentemente preparate affinché le pratichiamo".

Ogni credente è stato creato per servire, chiamato per servire, salvato per servire, equipaggiato per servire. Le Scritture affermano con grande chiarezza che ogni credente è un ministro. Non ogni credente è un pastore, ma ogni credente è un ministro, perché essere simile a Cristo è essere un ministro. Tu non puoi essere simile a Gesù Cristo senza servire gli altri.

Che cos’è il ministero? Ministero è ogni volta che tu usi le capacità che Dio ti ha dato per aiutare qualcun altro nel nome di Gesù. Dio ti ha creato in una certa maniera per un proposito. Quando andrai in Cielo, Egli ti farà questa domanda: "Cosa hai fatto con quello che ti ho dato?".

Tu sei amministratore di tutto ciò che Dio ti ha dato: ti ha dato le tue capacità non per il tuo utile, ma perché tu benedica altre persone. Ti ha messo insieme, pezzo per pezzo, in una certa maniera per dare un contributo. Non sei stato posto su questa terra solamente per occupare spazio, respirare e morire, ma per dare un contributo, per offrire quella cooperazione che si chiama “ministero”: questo è il quarto proposito.


5. Sei stato fatto per una missione

La quinta ragione per cui sei stato posto su questa terra è che sei stato fatto per una missione. Se vuoi che Dio benedica la tua vita, devi avere a cuore le cose che Egli ha più a cuore: cioè riportare a Gesù i figli perduti; questo è ciò che Dio desidera ardentemente più di ogni altra cosa.

Gesù disse: "Padre, come tu hai mandato me nel mondo, anch'io ho mandato loro nel mondo" (Giovanni 17:18). Dunque tu hai ricevuto un ministero nella Chiesa ed una missione nel mondo; un ministero verso i credenti e di una missione verso i non credenti.

San Paolo era estremamente appassionato circa questo particolare proposito. Egli dice: "Io non faccio nessun conto della mia vita, come se mi fosse preziosa, pur di condurre a termine con gioia la mia corsa e il servizio affidatomi dal Signore Gesù". E quale è questo servizio? Testimoniare a tutti la grazia di Dio. C’è una parola nella Bibbia con cui viene definito l’atto di adempiere questo servizio, cioè la tua missione nel mondo, ed è "evangelizzare". Questo è il quinto proposito che Dio ha per la tua vita. In Matteo 28:19-20 (il Grande Mandato) si legge: "Andate dunque e ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro ad osservare tutto ciò che vi ho comandato”.

Adesso ascoltami: negli U.S.A. c’era un padre di famiglia, un uomo con una missione. Per cinquant’anni ha svolto il suo apostolato ed è morto qualche anno fa di cancro. Durante l’ultima settimana della sua vita non era più in sé. Il figlio e la nuora sedevano, a turno, presso di lui. Era molto debole ed aveva perso quasi tutto il suo peso per via del cancro. Una notte cominciò ad agitarsi e cercò di scendere dal letto. La nuora gli disse: "Non puoi alzarti, rimani sdraiato, sei molto debole. Non vedi che non ce la fai?". Ma egli provò di nuovo di alzarsi dal letto, ed ella gli disse ancora: "No, ti prego, rimani dove sei". Lo obbligò a sdraiarsi di nuovo e gli domandò: "Di cosa hai bisogno?". Egli rispose: "Ho salvato molte anime. Debbo salvarne ancora una per Gesù… debbo salvarne ancora una per Gesù… debbo salvarne ancora una per Gesù". Ha ripetuto questa frase più di cento volte.

Poi arrivò il figlio, si sedette pure lui al suo fianco e cominciò a pregare; le lacrime gli rigavano le gote. Il padre allungò il braccio e gli mise la mano sulla testa, come per benedirlo, dicendo: "Salvane ancora una per Gesù". Poi chiuse gli occhi.

Vorrei che questo fosse il tema per il resto della tua vita, una vita guidata dai propositi. Il problema è che altre persone, altri piani, altri programmi ti fanno distrarre dai tuoi propositi.

Prima di pregare io per te, vorrei che fossi tu a pregare così: "Padre, più di ogni altra cosa io voglio adempiere i propositi che Tu hai stabilito per me. Voglio che Tu mi utilizzi in qualsiasi momento, ovunque, in ogni situazione. Voglio che la mia vita ti rechi piacere e che il mio cuore cresca in adorazione. Fa’ che io impari ad amarti, che sappia costruire la comunione fraterna tra i credenti. Grazie per il privilegio di essere parte della tua famiglia. Il desiderio del mio cuore è di diventare simile a Gesù, e farò qualsiasi cosa perché ciò avvenga. Aiutami a scoprire la forma per il mio ministero e ad usare i talenti che mi hai dato a favore degli altri. Aiutami ad avere un cuore servizievole. Padre, io desidero adempiere la mia missione sulla terra, desidero fare qualcosa per le persone che non ti conoscono; voglio servire i tuoi propositi nella mia generazione, e voglio essere parte di ciò che Tu stai facendo nel mondo. Ti prego: aiutami Tu!".

Ed ora lascia che io preghi per te: "Mio Dio, ti voglio ringraziare per il mio fratello (sorella) che ha pregato questa orazione. So che se egli (ella) sarà fermo (ferma) nella sua decisione, inizierà per lui (lei) un risveglio che non potrà essere fermato neppure da tutte le forze dell’Inferno. Signore, fa’ che le nostre preghiere non siano solo parole, ma che siano sostenute dalle azioni. Aiutaci a ricordare quanto Tu abbia a cuore questo mondo; aiutaci a salvare tante persone per Gesù. Amen".


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SUGGERIMENTI AL CRISTIANO MALATO

Tanti credenti desiderano essere fedeli a Cristo e al Vangelo, tuttavia sono spesso combattuti dalle opinioni diverse di coloro che li circondano.

Il pericolo maggiore è quello di farci prendere dal panico. La paura ci fa cadere in gravi errori di valutazione e ci spinge a seguire estremismi pericolosi, soprattutto quello di porre unicamente e totalmente la propria fiducia nelle cure mediche. È bene chiarire immediatamente che il cristiano non disprezza né disconosce le possibilità di curare le malattie. L'attività generosa e appassionata di migliaia e migliaia di scienziati, cercatori, medici e del personale paramedico non può essere dimenticata né sottovalutata. La scienza, con le sue ricerche e scoperte, permette all'organismo di unire le difese e la capacità di riabilitazione di cui Dio stesso lo ha dotato perché riacquisti quell'equilibro necessario alla propria salute. Ambroise Paré (1517-1590), notissimo medico francese, considerato uno dei precursori della chirurgia moderna, affermava: "Io curo gli ammalati, Dio li guarisce". Il cristiano non deve dimenticare che Dio è "l'Eterno che guarisce". Prima di ogni cosa, quindi, deve porre la propria fiducia nel Signore, che ha la potenza di guarire secondo il suo piano per ciascuno. Il vero cristiano non può e non deve dimenticare Dio e credere che la scienza possa fare tutto.


L'auto-esame

Quando il credente è malato, deve prima di tutto porre la propria fiducia nel Signore, poi esaminare se stesso. Talvolta, siamo tanto occupati da non avere tempo di pensare alla nostra vita spirituale; allora il Signore permette che siamo provati per richiamare la nostra attenzione sullo stato dell'anima nostra.

"Dio parla una volta e anche due, per distogliere l'uomo dal suo modo di agire e tener lungi da lui la superbia. L'uomo è anche ammonito sul suo letto dal dolore..." (Giobbe 33:14,17,19).

Dopo l'auto-esame, il cristiano potrà attuare l'ordine della Parola di Dio: "C'è fra voi qualche infermo? Chiami gli anziani della chiesa, e preghino essi su lui, ungendolo d'olio nel nome del Signore; e la preghiera della fede salverà il malato, e il Signore lo ristabilirà; e se egli ha commesso dei peccati, gli saranno rimessi" (Giacomo 5:14,15).

L'auto-esame è importante, ma non si pensi che la malattia è conseguenza del peccato.


L'attesa della risposta

Dio è Sovrano: ha la potenza di guarire all'istante o gradatamente, oppure può attuare qualche altro suo programma che implica un’infermità. Il cristiano deve saper attendere la risposta divina, che spesso si manifesta con la guarigione, ma qualche volta con l'azione di un piano tanto diverso da quello che l'individuo vorrebbe.

Certamente Dio risponde sempre alle preghiere fatte con fede: "Questa è la confidenza che abbiamo in Lui: se domandiamo qualcosa secondo la sua volontà, Egli ci esaudisce" (1 Giovanni 5:14).

Talvolta chiediamo qualcosa che non corrisponde alla volontà di Dio per noi e allora la risposta sarà diversa da quella che noi prevediamo. Che fare? L'apostolo Paolo, riguardo la sua infermità, affermava: "Tre volte ho pregato il Signore perché allontanasse questo male da me, ed Egli mi ha detto: la mia grazia ti basta, perché la mia potenza si dimostra perfetta nella debolezza" (2 Corinzi 12:8,9). La risposta del Signore può essere anche no, e allora dinanzi al diniego divino il credente si rimette a Dio e alla Sua volontà sovrana, riconoscendone la sapienza perfetta. In questo caso subirà infermità e sofferenze "sapendo che l'afflizione produce pazienza, la pazienza esperienza, e l'esperienza speranza" (Romani 5:3,4).

Dopo aver riposto la fiducia nel Signore, dopo aver ubbidito alla Parola di Dio ed aver atteso la risposta, se il Signore ci fa comprendere che il suo piano è quello di dover sopportare una prova perché questa è la sua volontà per noi, nulla vieta l'uso di farmaci o l'intervento medico per alleviare dolori e sofferenze, ricordando che Dio stesso ha dato sapienza e intelligenza all'uomo per risolvere il grave problema del dolore fisico e delle infermità.

L'apostolo Paolo, avuta quella chiara risposta dal Signore, che la sofferenza fisica non gli sarebbe stata evitata, aveva tra i suoi assistenti Luca "il medico diletto", il quale certamente, quando "la spina nella carne" diveniva più dolorosa, gli avrà somministrato qualche calmante, e restò così fino alla fine; infatti, nella sua ultima lettera scritta dal carcere Mamertino di Roma, afferma: "Luca solo è con me" (2 Timoteo 4:10).

L'apostolo non rifiutava l'uso di calmanti e dava questo consiglio a Timoteo: "Un poco di vino farà bene al tuo stomaco e alle tue frequenti infermità" (1 Timoteo 5:23).


Conclusioni

Queste considerazioni, pur avendo lo scopo di trattare obiettivamente un argomento che ci riguarda molto da vicino, non evidenziano soltanto le eccezioni, ma si prefiggono piuttosto di suggerire un metodo biblico equilibrato ed evangelico che possa incoraggiare ogni vero cristiano a porre la propria fiducia in Colui che ancora ripete: "Io sono l'Eterno che ti guarisce" (Esodo 15:26).


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MARIA

Che cosa vuol dire essere devoti a Maria?

Averla nella mente e nel cuore, ricordarla ogni giorno, raccomandarsi a Lei in ogni bisogno, amare le sue immagini, gioire quando si parla di Lei, abbandonarsi nelle sue mani, tenere Maria come unica speranza, pregarla di salvarci dai vizi e dalla morte cattiva. E'impossibile che finisca male una persona che ama così Maria. I devoti di Maria sono molto odiati dal diavolo e dal mondo. Per questo sono molto provati.

Una persona che è sinceramente devota a Maria è anche devota all'Eucaristia. Dove c'è Maria, c'è sempre Gesù. Maria regna nel cuore dei suoi devoti con lo splendore del suo nome e dell'Eucaristia. I devoti di Maria sono in mezzo a questi due splendidi amori: Maria e l'Eucaristia. Dove è vero amore a Maria è pure vero amore a Gesù.


Un bel dono di Dio: Maria

Dopo Gesù Cristo, Maria è il nostro più grande amore, perchè Dio l'ha scelta come Madre di suo Figlio, perchè lo Spirito Santo l'ha sposata. Fra i Santi, nessuno è più grande di Maria. Ma è soprattutto la bontà di Maria che commuove e dà speranza a tutti gli uomini. Gesù ha voluto che Maria fosse anche la nostra Madre, per quale ragione? Perchè Gesù Cristo aveva bisogno di una Madre che gli salvasse quanti più figli potesse, facendo leva sul suo Cuore di Figlio e sul cuore di tanti poveri figli bisognosi di una madre. Per questo motivo l'ha voluta Madre di tutti gli uomini sotto la Croce. Questa è l'unica ragione, non ve n'è un'altra.

Maria, dopo Gesù Cristo, è la prima e l'ultima speranza. Anche non pregata, aiuta; anche non amata, aiuta, perchè il Cuore di Maria è la condensazione della Pietà, della Misericordia e della Carità del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Maria salva tutti, tutti quelli che è possibile salvare.

La cosa più assurda è odiare Maria. Chi odia Maria odia anche il prossimo, e non ha cuore per Dio e per le cose celesti.

Non sono i grandi quelli che amano Maria, ma i poveri, i piccoli, i semplici, che rifiutano lo spirito del mondo che è spirito di vanità e di presunzione, e s'imbevono dello spirito di Dio che è spirito semplice e umile.

Maria è là, con tutta la sua grazia materna, dove è molto amore, molta carità fraterna, molta povertà, molta debolezza, molto dolore e tanta, tanta buona volontà e buona disposizione a tutto ciò che è bello e santo.


L'amore a Maria

Maria deve essere nel nostro cuore come Gesù. Dove è Gesù, è pure Maria. Il nostro amore a Dio non è completo, totale, luminosamente perfetto se manca Maria. L'amore più vero, più bello e puro passa per il Padre, il Figlio, lo Spirito Santo e Maria. Un unico, grande e completo amore! Maria aiuta le anime volenterose ad amare Dio in un modo degno. Dove è presente Maria non ci può stare l'errore e l'inganno. Il diavolo ben presto viene smascherato. La verità emerge. Le difficoltà si appianano. Il piano di Dio va avanti serenamente, semplicemente e decisamente.

Dove regna sovrana Maria c'è pietà autentica, gioiosa, luminosa, fresca di grazia e di virtù. L'Amore a Maria ha solo un unico nome: tenerezza filiale, viva, vera, vissuta e goduta in tutte le diverse contingenze della vita.

Maria porta alla sublimità e alla perfezione della formazione cristiana e della spiritualità innescata sul tronco dell’umiltà, dell'amore, della carità fraterna, della purezza, dell’apertura all'offerta e al sacrificio.

Per essere tutto di Maria basta amarla con l'effusione dello Spirito, col bacio del Padre e col palpito del Figlio. Per crescere in Maria basta amarla sempre, sentirla vicina, stare presso di Lei per imparare a glorificare Dio nelle cose più umili e nascoste di ogni giorno. Maria ci insegna a trovare la pienezza di Dio in ciò che il Signore ci propone in ogni momento. Là, dove non vi è il rumore del mondo, c'è la pienezza della presenza attiva di Dio. Maria è la più grande non solo perchè è Madre di Dio, ma perchè ha vissuto, goduto e servito Dio come la più piccola di tutte le creature.


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IL NOSTRO TEMPO, LA NOSTRA VITA

"E ora a voi che dite: "Oggi o domani andremo nella tale città, vi staremo un anno, trafficheremo e guadagneremo"; mentre non sapete quel che succederà domani! Che cos'è infatti la vostra vita? Siete un vapore che appare per un istante e poi svanisce. Dovreste dire invece: "Se Dio vuole, saremo in vita e faremo questo o quest'altro". Invece voi vi vantate con la vostra arroganza. Un tale vanto è cattivo. Chi dunque sa fare il bene e non lo fa, commette peccato". (Giacomo, 4:13-17)

Questo testo ci mostra la tipica immagine dell'uomo pieno di sè, arrogante, presuntuoso, convinto d'essere padrone e signore del tempo e della vita: "il tempo è mio, e lo spendo come voglio … la vita è mia, decido io, e pertanto Dio non ci deve mettere il naso!". Questo è in sintesi il pensiero di molti. Ma le cose stanno veramente così? Siamo veramente padroni del tempo, possiamo vivere senza dover rendere conto a nessuno, neanche a Dio? La Parola di Dio vuole risvegliare la coscienza e attirare la nostra attenzione, per preservarci da due errori che possono rivelarsi molto pericolosi.


La precarietà della vita.

La vita ci riserva sempre delle incognite, quindi non possiamo in realtà definire con assoluta certezza ciò che domani ci accadrà, e questo mette in risalto la nostra debolezza e precarietà, ma Dio non è un intrigante personaggio che vuole manipolare la nostra vita, e non agisce in questo modo per farci sentire meschini o per frustrare ogni nostra iniziativa, ma per aiutarci a comprendere che l'uomo non può permettersi di fare progetti, vivere e pianificare la sua vita senza l'approvazione di Dio. La vita c'è stata data e ne abbiamo la responsabilità, ma non ci appartiene; il Signore ce la donata, e non vuole che noi la viviamo e progettiamo indipendentemente dalla sua volontà. "Guai, dice l'Eterno, ai figliuoli ribelli che forman dei disegni, ma senza di me, che contraggono alleanze, ma senza il mio spirito, per accumulare peccato su peccato; che vanno giù in Egitto senz'aver consultato la mia bocca, per rifugiarsi sotto la protezione di Faraone, e cercar ricetto all'ombra dell'Egitto!" (Isaia, 30: 1-2). Dio desidera camminare con noi, nelle nostre attività, nei nostri problemi, nelle difficoltà, nelle gioie, vuole che condividiamo con Lui ogni istante della nostra vita.


Il tempo non si può fermare

La Parola di Dio ci fa comprendere che l'uomo non è padrone del tempo, il tempo non lo possiamo governare a nostro piacimento, noi siamo come un vapore che appare e scompare, e come potremo cambiare o fermare questa realtà? Un antico proverbio recita: "tre sono le cose che non si possono fermare: la freccia scoccata dall'arco, la parola uscita dalla bocca e il tempo che passa". Una volta sola nella storia dell'umanità il tempo si è fermato, ed è stato al tempo di Giosuè durante la battaglia di Gabaon, ma è accaduto grazie ad un miracolo dell'Eterno!

Lo scopo di Dio non è solamente quello di farci riflettere su di un bel tema esistenziale: cosa sto facendo della mia vita, come sto investendo il mio tempo, ecc…; Dio vuole scendere molto più in profondità: la vita terrena, che può avere un senso solo se vissuta secondo la Sua volontà, in comunione con Lui, è una vita che deve finire! Questo termine è la morte.
Ma la morte è il termine di ogni cosa? Essa è una realtà, l'unica che nessuno può discutere; tutti, infatti, dobbiamo morire, almeno su questo tutti siamo d'accordo, anche se un simile pensiero non ci spinge a fare salti di gioia! La morte pone fine a tutte le nostre attività, a tutti i nostri piani, i nostri progetti, e quante cose resteranno incompiute, quante cose cadono in prescrizione con la morte, … anche le condanne penali, ma una cosa non decade neppure con la morte, ed è la nostra responsabilità davanti a Dio! "E’ stabilito che tutti gli uomini muoiano una sola volta, dopo di che viene il giudizio". Questo non è piacevole da trattare come soggetto, ma è la realtà!

Molti preferiscono ascoltare parole più accomodanti, vedi l'esempio del re Achab, (I Re 22:8), il quale non aveva piacere di consultare il profeta Micaiah, riguardo all'esito della guerra, perché gli annunciava sempre e solo notizie tristi e cattive. Allo stesso modo noi vorremmo sempre sentirci dire cose piacevoli, ricevere solo belle notizie, siamo infastiditi quando riceviamo cattive notizie e siamo contrariati quando ci mettono di fronte alle nostre responsabilità; ma, ci piaccia o no, questa è la realtà delle cose!

Pertanto lo scopo di Dio, e di tutti coloro che sono chiamati al ministero della riconciliazione, non è quello di infastidire e seminare malumore con notizie allarmanti, ma di esortare perché nessun uomo sia ingannato riguardo al proprio destino eterno (e sottolineo eterno!) Dio ci avvisa che tutti dovranno rendere conto davanti al Giusto Giudice di ogni cosa compiuta durante l'arco della propria vita; e per “ogni cosa” si intendono: azioni, parole, pensieri e intenzioni. Ogni cosa nascosta verrà rivelata, in quel giorno Dio svelerà i segreti del cuore di ogni uomo, nulla potrà essere nascosto, camuffato o giustificato. Nel messaggio del 14 Gennaio 2004 la Santa Vergine ci ha detto: “Figliuoli, oggi vi invito a meditare sull’ultimo giudizio: quel giorno incontrerete il Signore ed Egli scruterà i vostri cuori, illuminerà i vostri segreti, vi metterà sulla bilancia e vi renderà secondo le vostre opere. Riflettete, dunque, su queste cose e provvedete a voi sapientemente, affinché possiate entrare nel regno dei beati”. Questa non è una cosa da sottovalutare, perché Dio tutto questo non lo proclama semplicemente a scopo intimidatorio, per farci pesare la nostra pochezza, la nostra precarietà, per farci vivere a testa bassa, per tenerci buoni con la paura del futuro e dell'inferno. Ma Dio lo grida a tutti gli uomini perché desidera con tutto il cuore che ogni sua creatura possa scampare al giudizio che cade sul peccato, e alla conseguente pena che ne deriva: morte eterna.

Dio non è solo il Giusto Giudice, ma è anche il Dio "Lento all'ira e di gran benignità", Dio che è Amore, desidera che tutti gli uomini siano salvati, ed ha provveduto ad una via di salvezza unica e certa per l'umanità. La Parola di Dio ci espone chiaramente la condizione dell'uomo lontano da Dio e la sua condanna, ma parla anche dell'amore e della grazia di Dio. Come al tempo del diluvio Dio ha aperto una via di salvezza per mezzo di Noè, facendogli costruire un’arca, così ancora oggi per tutti gli uomini Dio ha stabilito un'arca di salvezza: si chiama Gesù Cristo, una via facile, disponibile e accessibile a chiunque. Certo, la scelta di accettare o no questa offerta di salvezza cade sotto la responsabilità dell'uomo; come per Noè, di seguire e costruire secondo il progetto di Dio, così per ogni uomo la responsabilità di ascoltare la Parola di Dio, crederla e riceverla, ed è una scelta che deve essere assolutamente fatta mentre siamo in vita, perché non dobbiamo illuderci, non ci saranno seconde opportunità dopo la morte, niente sconti di pena, niente condizionale, ma solo un giudizio irrevocabile e giusto. “Bisogna che ci atteniamo alle cose udite, che talora non siam portati via lungi da esse. Perché, se la parola pronunziata per mezzo d'angeli si dimostrò ferma, e ogni trasgressione e disubbidienza ricevette una giusta retribuzione, come scamperemo noi se trascuriamo una così grande salvezza? La quale, dopo essere stata prima annunziata dal Signore, ci è stata confermata da quelli che l'avevano udita” (Ebrei 2:1-3).

Solo se oggi accettiamo per fede Cristo come Signore e Salvatore, solo se riconosciamo nel suo sacrificio la nostra unica possibilità di redenzione che Dio ha stabilito per gli uomini, solo se riconosciamo nel suo Nome l'unica via di salvezza, potremo scampare dal giudizio, perché Gesù ha pagato con la sua vita per tutti i nostri peccati, Egli stesso “si è fatto peccato” al posto nostro, e solo per il suo Sangue versato sul Golgota il nostro nome può essere scritto nel libro della vita, e già da oggi possiamo avere la certezza della vita eterna. Ma per tutti coloro il cui nome non verrà trovato scritto nel libro della vita dell'Agnello, non resta che la terribile realtà dello “stagno di fuoco”, che era stato preparato per il diavolo ed i suoi angeli, ma che accoglierà anche tutti coloro che si ribellano alla volontà di Dio.

Ora nessuno di noi può sapere quanto tempo gli resterà da vivere, questa è un'altra realtà indiscutibile, e se moriremo senza avere accettato di fare pace con Dio, verremo giudicati secondo i nostri peccati, ma soprattutto per avere rifiutato l'offerta di salvezza. Questo spiega la gravità e l'urgenza dell'appello che Dio ancora oggi rivolge a tutti gli uomini. Dio non vuole che il peccatore muoia, ma che si converta e viva...

“Salvatevi da questa generazione perversa” (Atti, 2:37-40). Dio è assolutamente costretto per amore ad avvertire ogni uomo, e lo fa con urgenza e con forza, altrimenti chi cercherebbe un salvatore se non fosse consapevole di essere in serio pericolo, chi un avvocato se non sapesse di essere sotto accusa e di venir chiamato in giudizio? Nessun uomo si affretterebbe se non fosse avvertito dell'urgenza e continuasse a vivere nell'illusione di avere tanto tempo davanti a se. Ma il tempo passa, senza poterlo fermare, e se ancora non hai fatto una scelta, sei in pericolo.

Di fronte a questo appello, quale è la risposta degli uomini in genere? Quale è la tua risposta oggi? E se ancora non hai fatto pace con Dio per mezzo di Gesù Cristo, unico mediatore di salvezza, quanto tempo pensi di avere ancora a disposizione?
Di fronte a questa ineluttabile realtà e a questo urgente appello, generalmente le persone oppongono alcune argomentazioni comuni:


La giustificazione

"Io non sono un peccatore, io non rubo, non ho ucciso, non mi drogo, amo mia moglie, mio marito (…chissà poi nel segreto se è così!) e poi in ogni caso non merito l'inferno,perché non sono malvagio come tanti altri", e a questo punto generalmente si tirano in ballo i vari personaggi che frodano, rubano, gli assassini, quelli veramente meritano l'inferno; ma Dio, al contrario, afferma senza possibilità di errore che tutti gli uomini hanno peccato e sono privi della gloria di Dio. Sei tu forse più saggio e giusto di Dio?


La superficialità e l’arroganza

“Sappiate questo, prima di tutto: che negli ultimi giorni verranno degli schernitori coi loro scherni i quali si condurranno secondo le loro concupiscenze e diranno: dov'è la promessa della sua venuta? Perché dal giorno in cui i padri si sono addormentati, tutte le cose continuano nel medesimo stato come dal principio della creazione. Poiché costoro dimenticano questo volontaria-mente: che, per effetto della parola di Dio, esistettero dei cieli e una terra tratta dall'acqua e sussistente in mezzo all'acqua; per i quali mezzi il mondo d'allora, sommerso dall'acqua, perì; mentre i cieli e la terra di adesso sono custoditi, essendo riservati al fuoco per il giorno del giudizio e della distruzione degli uomini empi. Ma voi, diletti, non dimenticate quest'unica cosa, che per il Signore un giorno è come mille anni, e mille anni sono come un giorno. Il Signore non ritarda l'adempimento della sua promessa, come alcuni pensano, ma egli è paziente verso voi, non volendo che alcuni periscano, ma che tutti giungano a ravvedersi. Ma il giorno del Signore verrà come un ladro; in esso i cieli passeranno stridendo, e gli elementi infiammati si dissolveranno, e la terra e le opere che sono in essa saranno arse” (2 Pietro, 3:3-9). Ecco la folla di coloro che si vantano della loro libertà, della loro emancipazione da ogni responsabilità verso Dio, ma con la loro arroganza tentano Dio. Abusano ogni giorno della pazienza e della benignità di Dio, al punto di scambiarla per debolezza, o addirittura la usano a sostegno del loro ateismo.


Il fatalismo

“Il Signore, l'Eterno degli eserciti, vi chiama in questo giorno a piangere, a far lamento, e radervi il capo, a cingere il sacco, ed ecco che tutto è gioia, tutto è festa! Si ammazzano buoi, si scannano pecore, si mangia carne, si beve vino... Mangiamo e beviamo, perché domani morremo! Ma l'Eterno degli eserciti me l'ha rivelato chiaramente: no, questa iniquità non la potrete espiare che con la vostra morte, dice il Signore, l'Iddio degli eserciti” (Isaia, 22:13).

“Mangiamo e beviamo, perché domani moriremo!”. Ma la parola di Dio continua dicendo: “Questa iniquità non la potrete espiare che con la vostra morte”, quindi non con la vita. In realtà anche questa non è altro che una scusa per continuare a fare ciò che si vuole, illudendosi che in ogni caso la morte passerà un colpo di spugna su ogni cosa. Si tratta la grazia di Dio come se fosse un optional: se c'è bene, se non c'è fa lo stesso… Vana illusione quella di cercare rifugio in un concetto di morte liberatrice: è scritto che coloro che non ascoltano, e non ubbidiscono alla Parola di Dio, dovranno affrontare la seconda morte, una condizione di morte eterna.


Le scuse

Vi sono poi coloro che ricevono l'invito, l'ascoltano, lo trovano anche interessante, ma poi accampano mille scuse, cercano di prendere tempo, senza sapere che in realtà ne resta poco, perché in realtà non apprezzano la bontà di Dio, ma il rischio è quello di trovare una porta chiusa!!

La radice di tutte queste argomentazioni si chiama incredulità. Dio non sta scherzando; da molto tempo forse ti sta chiamando, prova a riflettere quando è stata la prima volta che hai sentito parlare di Gesù e ti hanno ricordato che tu hai bisogno di essere salvato, perdonato, lavato di tutti i tuoi peccati per mezzo del suo sacrificio. Quanto tempo è passato e oggi Gesù ancora bussa alla porta del tuo cuore e vuole entrare, per avere comunione con te, per riempirti del suo amore, mentre dovrebbe essere il contrario, in pratica tu a bussare e Gesù a valutare se è il caso, il momento… e invece è Lui a supplicarti e a cercarti. Questo non ti fa riflettere?... Quanto tempo pensi ancora di aspettare?… Quanto tempo pensi d'avere ancora a tua disposizione?

Un giorno Gesù, riferendosi ad alcune catastrofi -un massacro d'uomini Galilei e la morte improvvisa d'altre persone coinvolte nel crollo di una torre- disse a coloro che vedevano in queste cose un giudizio di Dio: "Se non vi ravvedete, similmente morirete", vale a dire “morirete improvvisamente”.

Non pensare che tocchi solo agli altri; infatti Dio ti esorta e t'interpella personalmente perché ti ama. Fino ad oggi forse eri nell'ignoranza, ma ora Dio ti sta chiamando, …tu a quale categoria vuoi appartenere?


Un appello urgente ai credenti:

“Colui che sa fare il bene e non lo fa, commette peccato”.

Sembrerebbe che tutta l'esortazione del Signore sia rivolta solo a coloro che ancora non sono salvati: "Loro sono perduti, non conoscono la grazia e l'amore di Dio, hanno bisogno urgentemente di ricevere Gesù nel loro cuore…". Ma tu che lo hai ricevuto, come stai amministrando il tempo che il Signore ti ha dato? La precarietà della vita e l'imprevisto dovrebbero spingerci verso una maggiore consacrazione, una devozione più seria e santa al Signore dell'universo, un servizio più zelante fino a quando ne abbiamo il tempo, le facoltà e le forze. L'urgenza dell'appello coinvolge ogni figliolo di Dio, Gesù ritorna!

L'amore non fa alcun male al prossimo; l'amore, quindi, è l'adempimento della legge. E questo tanto più dovete fare, conoscendo il tempo nel quale siamo; poiché è ora ormai che vi svegliate dal sonno; perché la salvezza ci è adesso più vicina di quando credemmo. La notte è avanzata, il giorno è vicino; gettiamo dunque via le opere delle tenebre e indossiamo le armi della luce. Camminiamo onestamente, come di giorno; non in gozzoviglie ed ebbrezze; non in lussuria e lascivie; non in contese ed invidie; ma rivestitevi del Signor Gesù Cristo e non abbiate cura della carne per soddisfarne le concupiscenze”. (Romani, 13:10-14). Questo annunciava Paolo circa 1950 anni fa, e tu quanto tempo pensi di avere ancora a disposizione per annunciare a tutti la salvezza in Cristo e per servire come Cristo ha servito? Quanto tempo ti resta per amare dell'amore di Dio, per perdonare come Dio ha perdonato te, per liberarti di tutti i tuoi legami e di tutti i pesi che ti impediscono di volare? Tu hai ricevuto una nuova vita e lo Spirito Santo che è in te ti istruisce al bene e ti dà le forze per compierlo: se non lo fai commetti peccato.

Non essere indifferente all'appello di Dio, scegli oggi di non perdere più tempo e di non vivere più una vita spirituale di qualità mediocre; scegli di offrire tutto te stesso per il Signore, non rimandare perché Gesù dice: “Siate vigilanti, poiché non sapete né il giorno né l'ora in cui il Figlio dell'uomo tornerà…“.

Tu sei pronto per accoglierlo?


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VIVERE RICONCILIATI

Vivere riconciliati: questo è il nostro desiderio; così regnerebbero la pace e la gioia. Ma purtroppo niente è così difficile come arrivare a tale riconciliazione. È come se il demonio facesse di tutto per elevare barriere tra noi e il nostro prossimo, nella famiglia, nel lavoro, ovunque, affinché tale riconciliazione non possa verificarsi, ma al contrario cresca sempre di più l'amarezza, l'allonta-namento e la divisione. Tuttavia ci sarà possibile vivere insieme riconciliati? La vita dei popoli sembra dimostrare il contrario. Guerra e minacce di guerra riempiono il mondo. L'ingiustizia e l'anarchia prevalgono, mentre la carità si raffredda, domina la violenza, il terrorismo avanza vittoriosamente.

Come è possibile questo? I negoziati di pace si moltiplicano. In tutto il mondo si parla di unione, di fratellanza universale, di tendenze all'unità come mai, sorgono alleanze di popoli su scala mondiale, ma ciò nonostante la pace si allontana più che mai. Siamo forse sulla soglia di una catastrofe mondiale? Come possiamo spiegare quanto avviene?

Noi uomini, nella temeraria esaltazione di noi stessi, ci dichiariamo indipendenti da Dio perseverando nel nostro peccato di odio, di ribellione e di amarezza. Pensiamo di potere, nonostante tutto, solo con le nostre forze, realizzare "la pace", ma una pace così è una pace illusoria. Il tempo della riconciliazione e della pace verrà tra i popoli qui sulla terra soltanto quando il Signore Gesù Cristo, vero Messia e Salvatore, apparirà in potenza e gloria. Gesù solo, e non noi peccatori, ma soltanto Lui, quando nella sua gloria ritornerà, stabilirà il suo Regno di giustizia e di pace. Innumerevoli uomini dovranno riconoscere davanti a Lui, il Giudice, la verità e confessare: "Siamo stati noi che abbiamo ostacolato la riconciliazione nel mondo e la pace tra i popoli. Noi abbiamo commesso l'ingiustizia, siamo colpevoli di odio e del nostro rifiuto a riconciliarci". Ma nonostante la nostra colpevolezza, la riconciliazione può iniziare già oggi nei nostri rapporti personali per propagarsi e diffondersi intorno a noi, se scegliamo il cammino del pentimento e della conversione. Gesù opera questo e noi lo abbiamo sperimentato molte volte.

Un giorno una donna venne a trovarmi; aveva il cuore profondamente amareggiato. Essa viveva con la madre anziana e inferma, che -secondo lei- le rendeva la vita insopportabile. Immediatamente però la luce della Parola di Dio e della verità la illuminò sulla sua situazione nei rapporti scambievoli. All'amarezza di questa figlia subentrarono lacrime di pentimento che la portarono al "prossimo passo": essa tornò dalla mamma offrendole un mazzo di fiori. E l'effetto si diffuse: con questo primo passo l'amore vinse e anche i rapporti con altre persone si trasformarono. La madre, che a sua volta era in inimicizia con i suoi vicini, poi chiese attraverso la figlia, dal suo letto d'inferma, perdono a ciascuno di loro, per iscritto. Nacque così uno spirito di riconciliazione che si diffuse a macchia d’olio.

Vivere riconciliati insieme: oggi, in un clima pieno di tensione, è forse impossibile? No. È sempre possibile, purché gli uomini siano disposti a riconoscere la verità e la propria colpevolezza nella mancanza di amore e pazienza verso il prossimo. È possibile quando, pur sentendosi amareggiati e offesi, non accusano ma si pentono dei loro peccati come nel caso di quella figlia nei rapporti con la madre. Così irrompe la carità, come in una terra bene arata e concimata, dove le piante fioriscono nella loro bellezza. La carità ridestata, misericordiosa verso il prossimo, irrompe nel cuore chiuso e forse amareggiato facendolo intenerire; gli uomini divisi dalla discordia si ritrovano insieme. Sì, la riconciliazione tra gli uomini è possibile come è vero che Gesù si è fatto il nostro mediatore e ci ha redenti sulla croce del Golgota rendendoci riconciliati, capaci di perdonare e disposti a perdere l'amarezza del nostro cuore.

Questa vita riconciliata, che rappresenta una parte del Regno dei Cieli sulla terra, deve e può cominciare in mezzo a noi quando Gesù è veramente il Signore della nostra vita e noi viviamo secondo il suo comandamento: "Se tuo fratello ha qualcosa contro di te o tu contro di lui va' a riconciliarti". Se tu vivi la riconciliazione nella tua vita personale, poi si diffonde un effetto benefico nella tua famiglia, nella tua vita professionale, nel luogo dove abiti, simile ad onde che vanno lontano. La riconciliazione è contagiosa e anche altri giungono alla riconciliazione. Anzi di più: il nostro destino per l'eternità, dove vivremo senza fine, dipende da questa riconciliazione, perché Gesù dice che il non riconciliato dovrà soffrire, patire prigioniero nell'altro mondo finché non avrà pagato fino all'ultimo centesimo. Questo è l'appello che ci rivolge il Signore: riconciliati!

Lo stesso appello è stato rivolto al mio cuore obbligan-domi alla preghiera. Io stesso ho potuto sperimentare che cosa significa ricevere il perdono di Gesù: Egli ci riconcilia con Dio e ne deriva quel movimento di irradiazione riconciliatrice che si diffonde tra di noi. Da ciò è caratterizzata la missione che mi è stata affidata. Il Signore mi ha concesso il pentimento perché non avevo saputo vivere riconciliato con una persona difficile. Quando riconobbi la colpa della mia mancanza di amore, non soltanto si rinnovò la nostra relazione, ma sentii rinnovato anche il mio amore per Gesù, il quale mi aveva già perdonato. Questa esperienza la comunicai alla mia direttrice, la quale a sua volta ne fece esperienza.

Molti hanno riscoperto "il primo amore" per Gesù. Vincoli di amore si sono stabiliti fra innumerevoli persone, in questa esperienza di riconciliazione, le quali hanno pregustato la pace celeste. La riconciliazione con Dio e tra di noi porta tanta gioia tra le tenebre del nostro tempo. Invece la non riconciliazione porta sempre all'infelicità. Nulla produce tanta amarezza e perfino odio come il non essere disposti a riconciliarsi. Si vede sempre la colpa altrui e non si vuole riconoscere la propria. Questo distrugge ogni rapporto tra gli uomini, tra i popoli, tra le razze, tra le varie confessioni cristiane e porta con sé la perdizione. È qui la causa di tutto il malcontento, di tutte le guerre e le disgrazie. Noi possiamo contenere questa carenza di pace nel mondo, questa sofferenza, riconoscendo nella nostra vita la nostra colpa contro l'amore, pentendoci e convertendoci. Già oggi il Regno di pace di Gesù e della riconciliazione vuole cominciare tra di noi come aurora del giorno del suo ritorno, per stabilire il suo Regno, il mondo nuovo nel quale regneranno per sempre la pace e la giustizia. Quest'ora è vicina; è per questo che Satana si accanisce maggiormente lì dove è il dominio di Gesù: nella Chiesa, tra i cristiani. Come principe di questo mondo, vuole sedurli con slogan di attualità come, per esempio: "la ribellione contro l'autorità", la "solidarietà umana" intesa come una tolleranza verso il peccato, "cambiamenti nelle strutture della società" da conseguirsi, se necessario, anche con la violenza.

Ma Gesù ci indica il giusto cammino per raggiungere il Regno di Dio, della pace e della gioia che ci fanno pregustare il Cielo. "Ravvedetevi da ogni rancore e irriconciliazione, così soltanto verrà la vera riconciliazione, la vera pace". Siamo redenti da Gesù Cristo per riflettere la sua immagine di amore riconciliatore e soltanto questo amore nato da Dio è più forte della potenza dell'odio che ci toglie ogni pace. Questo amore già oggi rappresenta qualcosa del Regno di Dio che si avvicina. Perciò: va' incontro a colui verso il quale provi del risentimento nel cuore o verso chi che sai ce l'ha con te. Lascia vincere l'amore. Così inizia il Regno dei Cieli.


Suggerimenti per una vita di riconciliazione

1. Fa' attenzione perché nelle tue parole e nelle tue azioni non manchi mai il sale dell'amore. Esso è il granello d'oro che un giorno, nell'eternità, quando saranno pesate le tue opere, peserà molto. Preoccupati, dunque, che esso sia presente nelle tue azioni, e questo ti aiuterà per una vita riconciliata.

2. Perdona di tutto cuore chi ti ha fatto un torto, poiché beati sono coloro che perdonano: essi saranno perdonati da Dio.

3. Non rimanere in debito di amore verso il tuo prossimo, poiché se rimani in debito di amore, rimani in debito di tutto. Se invece glielo doni, gli dai tutto. Questo contribuisce alla scambievole riconciliazione e Dio ti ricolmerà d'amore e ti ricompenserà.

4. Sta' attento a non tener conto e a non risentirti del male che ti sia stato fatto o che sia stato detto di te. Perdona, e avrai in compenso la cosa più sublime: il perdono dei tuoi peccati.

5. Accetta sempre di nuovo la croce di dover vivere con persone difficili e sopporta per amore di Gesù quelli che ti offendono, ti fanno torto e si comportano in modo ostile verso di te. Allora può essere donata la riconciliazione.

6. Sopporta con un amore particolare chi ti riesce difficile da sopportare. Questo contribuisce alla riconciliazione. E tu potrai essere sicuro di un particolare amore di Dio nel tuo peccato e nella tua miseria.

7. Lascia che il tuo cuore trabocchi di un perdono infinito verso il tuo prossimo che sempre di nuovo è colpevole verso di te. E Dio ti donerà la pienezza della sua misericordia e sarai inondato come da un fiume di letizia.

8. Non costruisci il regno di Dio, il regno della pace e dell'amore, se sostieni il tuo diritto. Il lottare e il litigare sono nemici del Regno di Dio e di Cristo. Scegli dunque la pace -anche se costasse il tuo diritto- e sarai amico di Dio.

9. L'amore di Dio non ha limiti. Egli ci dice: "Siate i miei seguaci!" Non porre limiti all'amore per il tuo prossimo, anche se ti avesse fatto del male: con ciò porresti un limite tra te e Dio.

10. Ama coloro che non ti sono simpatici, accoglili con amore nel tuo cuore e invoca su di loro molte benedizioni. Allora Dio ti accoglierà e tu farai la strada su cui ti può essere donata la riconciliazione.


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LA VIA DEL GOLGOTA

“… ed Egli, portando la Sua croce, si avviò verso il Golgota.” (Gv 19,17).

Chi potrà mai capire il piano eterno di Dio per la nostra salvezza e la nostra redenzione? Posso comprendere in un modo molto limitato il perché il Figlio eterno di Dio si fece carne ed abitò fra noi; posso cercare di comprendere i suoi insegnamenti, le sue dichiarazioni e affermazioni, ma non riesco a capire perché il Signore della gloria doveva condiscendere a tanta bassezza e a tanta umiliazione.

Questo quadro del Signore della Gloria, che si avviava verso il Golgota portando la croce, in mezzo alle grida di soldati, guardie, magistrati, sacerdoti ed una folla che lo beffava e lo scherniva, è troppo difficile da capire.
Il Santo dei santi, il Re dell’universo, l’Onnipotente è lì, muto, silenzioso, portando la sua croce, avviato verso il Golgota, dove, coronato di spine, sputato, schernito e oltraggiato, dovrà essere crocefisso in mezzo a due delinquenti.
Amico, hai mai contemplato la via che va verso il Golgota? Hai mai contemplato il Calvario? Hai mai tremato alla vista di quell’Uomo giusto che, portando la sua croce, si avvia verso il Golgota per morire per noi ingiusti? Hai mai riflettuto che quella croce non era la sua ma la mia e la tua? L’apostolo Pietro scrive: "Egli portò i nostri peccati nel suo corpo, sul legno della croce” (1 Pietro - 2,24).

Ciò che riesco ad afferrare, contemplando la via verso il Golgota, è che Dio mi ama, che Gesù ha dato se stesso per me e che Egli ha preso il mio posto, sia nel portare la croce che nel morire sulla croce. Questo amore è troppo alto, troppo profondo, troppo grande e sublime. Un verso di un cantico dice: “Se fosse andato a morte per gli angeli del cielo, io potrei capire; ma non so perché l’Agnello morì per me”.

Si, Gesù è venuto per salvare, per morire, per perdonare, per amare e per riconciliare il peccatore a Dio. Dalla croce non si odono parole di accusa o di condanna, ma solamente: “Padre, perdona loro …” . E questo perché “Dio ha tanto amato il mondo, che ha dato il suo Figlio unigenito, affinché chiunque crede in Lui non perisca, ma abbia vita eterna. Dio infatti non ha mandato il proprio figlio nel mondo per condannare il mondo, ma affinché il mondo sia salvato per mezzo di lui.” (Giovanni 3,16-17).

La via del Golgota era l’unica via per la nostra redenzione e la nostra salvezza. Spesso abbiamo udito la frase: “La via verso la gloria passa dal Calvario”. Fu vero per Gesù ed è vero per ogni seguace di Cristo.

Ci chiede molto il Signore quando dice: “Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda ogni giorno la sua croce e mi segua”? (Luca – 9,23) Perché sono pochi coloro che accettano di portare la croce? Tanti decidono di seguire Gesù sul monte delle beatitudini, sulle colline dove moltiplicò il pane e lì dove Egli fece potenti miracoli; ma quando Cristo si avvia verso il Golgota, rimane solo a portare la croce.

Molti, fra i migliori dei suoi seguaci, vanno in cerca di una scorciatoia per evitare il Calvario. L’Apostolo Paolo, scrivendo ai Romani, disse: “…soffriamo con Lui per essere anche con Lui glorificati” (Romani – 8,17). Non c’è una scorciatoia!
La via del Golgota è la via della sofferenza, dell’umiliazione, del perdono, dell’amore e della pace. Non vi sono applausi, né onori. Non vi sono troni di avorio, né corone. Chi vi passa deve portare la sua croce, quella croce su cui dovrà essere crocifisso.

Se il nostro regno non è di questo mondo, se non desideriamo la gloria e l’onore degli uomini, allora anche noi come Gesù, portando la nostra croce, ci avviamo verso il Golgota, perché sappiamo che se moriamo con Lui, risusciteremo e regneremo con Lui.

Gesù pregò: “Padre, io voglio che dove sono io, siano anche coloro che tu mi hai dato, affinché vedano la mia Gloria …” (Giovanni – 17,24). Sì, la via del Golgota è la via della croce, ma è anche la via della vita, del trionfo e della gloria.
Ecco la via che conduce alla casa del Padre: la via del cielo. Non ce n’è un’altra!


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